Intervista a Les Libellules: a Bologna una boutique-atelier di abiti sartoriali per bambini che si sta evolvendo in una griffe.
Tessuti ricercati, modelli del primo Novecento che si sposano a dettagli giocosi, l’atmosfera retrò delle illustrazioni di Norman Rockwell che incontra il minimalismo giapponese.
Uno dei capisaldi del design è che la forma segua la funzione.
Un principio non sempre onorato dalla moda, ma che chiunque abbia a cuore un bambino ricerca quando deve acquistare abiti per lui.
La funzione non è solo quella di accompagnare il bambino senza ostacoli nel movimento ma anche di permettergli di vivere l’abbigliamento e l’abbigliarsi come un gioco e non una costrizione e, se possibile, di seguirlo nella crescita [altrimenti detto: vestire più di una taglia/resistere a più lavaggi/non durare solo qualche settimana].
Non è certo facile realizzare abiti per bambini.
Oltre agli aspetti appena evidenziati, è necessario rispettare normative molto rigide per la sicurezza dei capi, nonchè riuscire a sposare il gusto dell’acquirente che, di fatto, è il genitore.
Considerate tutte queste premesse, tenendo conto della situazione di crisi del mercato e della concorrenza di forti brand che offrono capi validi a costi molto bassi [si pensi solo ad H&M], il progetto di Alice Cappelli, Isabelle Guignand e Paola Parenti di creare abiti per bambini abbinando alla ricerca stilistica le tecniche sartoriali dell’inizio del secolo scorso, non poteva non essere raccontato.
Vogliamo raccontare il progetto Les Libellules perché ci appassionano le belle storie, fatte di entusiasmo e ricerca della bellezza e del gusto; le storie sognate e fortunatamente realizzate.